Lo so… è da un po’ di tempo che non posto nulla e so anche di avere indietro un buon numero di post cominciati e mai finiti 🙁 (l’elenco completo mi compare ogni volta che entro nell’area amministrativa di WordPress). Ma quanto scriverò in questo post mi è stato chiesto esplicitamente da due miei amici che seguo su Meemi: Artgatt e Firstbit.
Per inciso (piccolo spazio pubblicità): Meemi è un bel social network di origini italiane che merita veramente di essere vissuto.
Dico subito che in questo post non voglio parlare della tecnologia dietro al fotovoltaico, ma dei passi burocratici che sono necessari per poter installare un tale impianto sul tetto di casa propria. Buona lettura 🙂
Tipologie
Per prima cosa è meglio chiarire subito che esistono fondamentalmente due categorizzazioni (ortogonali fra loro) che contraddistinguono un impianto fotovoltaico: quella sulla tipologia di installazione e quella relativa sulla tipologia di utilizzo della corrente prodotta dall’impianto stesso.
Per quanto riguarda le tipologie di installazioni si hanno tre possibilità:
- integrato: l’impianto prenderà il posto di parte della copertura del vostro tetto (i.e., delle tegole). Naturalmente questo tipo di impianto è il più costoso, perché si dovrà provvedere anche a modificare il tetto in modo idoneo;
- semi-integrato: in questa tipologia di impianto i “pannelli solari” sono montati sopra le tegole. Solitamente, è l’impianto che viene più utilizzato perché garantisce il montaggio in una posizione ottimale (sul tetto) con il minimo numero di modifiche alla struttura già esistente;
- non-integrato: in questo caso i pannelli sono montati su strutture ausiliarie di supporto. Queste strutture possono essere sulle coperture (può capitare che l’inclinazione della copertura stessa non sia ottimale e quindi bisogna utilizzare un montaggio non-integrato per avere una migliore resa) o a livello terreno. Questa tipologia viene anche utilizzata per i così detti impianti ad inseguimento, dove i pannelli sono montati su un sistema mobile che permette di ruotarli (automaticamente) verso il sole, in modo da poterlo sfruttare in modo ottimale durante tutta la giornata. Un buon impianto ad inseguimento può garantire anche rendimenti superiori del 20-25% per un un impianto di questo tipo.
Per quanto riguarda l’utilizzo della corrente prodotta, anche in questo caso, esistono tre possibilità:
- collegato con la linea elettrica del nostro fornitore: in questo caso la corrente che viene prodotta non viene utilizzata direttamente da noi, ma viene immessa nella rete del nostro fornitore e noi continuiamo a consumare la corrente del nostro fornitore. Naturalmente durante il giorno possiamo consumare gratuitamente la corrente del nostro fornitore fino a quando gli ne forniamo una quantità maggiore o uguale (su questo discorso torno più avanti);
- a isola: in questo caso l’impianto fotovoltaico è dotato di un sistema di accumulo della corrente elettrica e noi possiamo utilizzare o la corrente del nostro fornitore o la nostra. Viene solitamente scelto da chi abita in zone dove è facile che vi siano lunghi blackout (e.g., in montagna);
- misti: che sono sia collegati alla rete elettrica del fornitore e sia dotati di sistemi di accumulo.
La prima tipologia è quella più scelta principalmente per due motivi: è l’unica che da diritto agli incentivi statali e in più non presenta il problema dello smaltimento delle batterie che periodicamente vanno sostituite.
Incentivi
Nel paragrafo precedente ho sottolineato la voce “incentivi statali” perché lo stato italiano fornisce una serie di incentivi per l’installazione di un impianto fotovoltaico. Il valore reale di questi incentivi dipende dalle seguenti variabili:
- la tipologia di installazione: un impianto non integrato rende meno di un impianto semi-integrato che, a sua volta, rende meno di un impianto integrato;
- la potenza nominale che l’impianto può produrre secondo le seguenti fasce: da 1 a 3Kw, da 3 a 20Kw, oltre i 20Kw
- la quantità di Kw all’anno realmente prodotti.
Le prime due variabili dipendono da scelte progettuali e la combinazione più conveniente è quella di impianti da 3Kw integrati. L’ultima dipende dalla zona di residenza: naturalmente nel sud Italia i rendimenti sono maggiori.
Questi incentivi sono erogati per 20 anni a partire dalla messa in funzione dell’impianto, e non si esauriscono al raggiungimento del reale costo di installazione dell’impianto fotovoltaico. Naturalmente a questi incentivi bisogna aggiungere il risparmio che si avrà sulla bolletta del proprio fornitore di corrente elettrica.
Gli incentivi vengono vengono elargiti ogni mese o ogni due mesi a seconda del tipo di contratto stipulato con l’azienda che ci fornisce la corrente elettrica: nel caso di contratto del tipo scambio sul posto il pagamento dell’incentivo viene effettuato con cadenza bimestrale; invece nel caso del tipo cessione in rete il pagamento dell’incentivo viene effettuato con cadenza mensile.
Tipi di contratto con il fornitore
Come avrete già dedotto dalla sessione precedente, esistono due possibili tipologie di contratto che si possono instaurare col proprio fornitore di elettricità:
- scambio sul posto: questo tipo di contratto consente di valorizzare l’energia immessa in rete secondo un criterio di compensazione economica con il valore dell’energia prelevata dalla rete. Quindi, in termini generali, le condizioni offerte dallo scambio sul posto sono più vantaggiose poiché permettono di remunerare l’energia immessa in rete al valore di mercato dell’energia più il costo unitario variabile dei servizi associato alla propria bolletta;
- cessione in rete: con questo tipo di contratto, invece, il proprietario dell’impianto fotovoltaico vende effettivamente la corrente al suo fornitore e viene pagato per la corrente venduta. A fronte di un entrata con tempistiche certe (il valore economico non può essere certo perché dipende da quanta corrente non viene usata 😉 ) però c’è la contropartita di un valore economico per Kw minore, livellato con i prezzi dell’energia alla fonte e non a quelli che un comune cittadino paga in bolletta.
Burocrazia
Questa è la parte più incasinata 🙂 e il mio consiglio preliminare è di affidarsi ad una ditta il più possibile seria e che vi guidi passo passo nella procedura. Comunque qui di seguito potete trovare un elenco dei passi più importanti:
- preparazione della documentazione: questo passo è fondamentale perché permette all’azienda che avete scelto di cominciare a preparare i documenti per avere le autorizzazioni comunali. Tra i documenti che vengono chiesti solitamente ci sono:
- fotocopia della carta d’identità (non scaduta, naturalmente);
- fotocopia del codice fiscale;
- copia dell’atto di proprietà;
- copia dell’estratto di mappa del piano regolatore (PRG) con legenda;
- copia della mappa catastale;
- fotocopia dell’ultima bolletta dell’energia elettrica;
- copia delle planimetrie dell’area interessata;
- sopraluogo tecnico: un tecnico della ditta dovrebbe venire per controllare l’area interessata per l’installazione dell’impianto in modo da preparare la documentazione fotografica necessaria per le autorizzazioni comunali e per decidere alcune caratteristiche dell’impianto (e.g., dove far passare i cavi, dove installare l’inverter);
- autorizzazioni comunali: l’azienda quindi dovrebbe preparare tutte le autorizzazioni comunali necessarie in modo tale da mandarle a chi ha richiesto l’impianto per la firma finale e per consegnarle al comune. Tranne casi particolari l’iter col comune è finito: i lavori solitamente vengono fatti in regime di manutenzione ordinaria dell’immobile e quindi non serve aspettare il permesso del comune per cominciare i lavori;
- richiesta di allacciamento: dopo che la richiesta di inizio lavori è stata depositata in comune è possibile fare la richiesta di allacciamento al Distributore Nazionale di Energia Elettrica (ENEL) al seguito del quale l’ENEL manderà una lettera con una preventivo di connessione che deve essere accettato. Contestualmente bisogna pagare anche un bollettino postale di circa 150€;
- realizzazione dell’impianto: la ditta scelta deve provvedere al montaggio dei pannelli, dell’inverter, alla predisposizione per l’allacciamento con il Gestore Servizi Energetici (GSE). Solitamente la realizzazione dell’impianto avviene in un paio di giorni;
- fine lavori: al termine della realizzazione dell’impianto, la ditta scelta dovrà provvedere ad inoltrare all’ENEL la documentazione di fine lavori in modo da dar corso all’attività di connessione dell’impianto alla rete secondo le modalità indicate nel preventivo di connessione;
- allacciamento alla rete: i tecnici dell’ENEL dovranno venire a completare l’allacciamento dell’impianto fotovoltaico con la rete nazionale. A seguito di questo intervento ti verranno rilasciati i Verbali di Allacciamento che servono per la richiesta di incentivo in “Conto Energia” al Gestore dei Servizi Energetici (GSE);
- richiesta incentivo “Conto Energia”: per poter fare la richiesta di incentivo è necessario preparare una apposita documentazione da inoltrare al Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Solitamente è la ditta che si occupa della realizzazione dell’impianto fotovoltaico che dovrebbe preparare questa documentazione e poi inoltrarla all’acquirente per le firme e l’invio al GSE;
- riconoscimento incentivo “Conto Energia”: a seguito della richiesta del punto precedente il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) si metterà in moto per contattare il proprietario dell’impianto per convalidare il riconoscimento dell’incentivo.
Costi e altro
Arrivati a questo punto credo che avete in mente almeno queste due domande: quanto costa e quanto dura un impianto di questo tipo.
Il costo, naturalmente, dipende dalla sua tipologia e dalla potenza (massima) che si voglia venga prodotta. Un impianto di circa 3Kw composta da 15 pannelli viene all’incirca sui 15ooo€ e occupa una superficie di 25mq. A questo costo, bisogna aggiungere circa 150€ per le pratiche con il fornitore di rete e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Questi sono i costi una-tantum. Ci sono poi dei costi di “gestione” da tenere in considerazione: uno su tutti l’assicurazione sui pannelli. Non è obbligatoria, naturalmente… ma con 15000€ sul tetto penso che sia normale pensare a come proteggerli 😉 . I prezzi possono variare di molto (in base anche ai massimali che vengono stipulati), ma generalmente il costo è intorno ai 200-300€. Ultimi costi da tenere presente sono le operazioni di manutenzione straordinaria: per esempio se un fulmine colpisce l’impianto e a causa di questo vengono bruciate le “sicure” montate sull’impianto stesso, bisogna far intervenire i tecnici per cambiare queste ultime.
Un impianto fotovoltaico dovrebbe avere una vita utile intorno ai 35 anni. Solitamente valgono i normali termini di garanzia (2 anni), tranne che per i pannelli fotovoltaici per cui le cose sono differenti: solitamente, questi sono coperti dalla garanzia del produttore per 10 anni per i difetti che possono avere e sempre dal produttore sono garantiti per garantire un rendimento di almeno l’80% dopo 25 anni. Molto spesso anche l’inverter ha “trattamenti speciali” e questo è sicuramente un bene. Infatti l’inverter è uno degli apparati elettrici più importanti dell’impianto fotovoltaico e anche uno dei più costosi. Nel mio caso la garanzia è di 5 anni.
Ultima cosa a cui stare molto attenti (magari voi tutti lo sapete già, ma per me è stata una sgradita sorpresa): il decreto legislativo 81 del 2008. Questa decreto fondamentalmente dice che chi assume una azienda per un qualsiasi lavoro nella sua proprietà, anche se l’azienda è completamente a norma, è co-responsabile in caso di infortunio sul lavoro anche in termini penali. Per non dover rispondere, ci sono due strade: assumere un tecnico esterno che sia ufficialmente il responsabile dei lavori o mettere a proprie spese in sicurezza l’area di lavoro (ad esempio con l’installazione di apposite linee-vita).
Ottima e dettagliata spiegazione!
I vari meccanismi di cessione dell’energia sono di certo un po’ macchinosi: serve attenzione per riuscire ad ottenere il maggior “guadagno” possibile.
Grazie dell’articolo 😉
@firstbit:hai perfettamente ragione… ma come sempre in queste cose la conferma finale la puoi avere solo dopo che la scelta l’hai già fatta… quindi, in questo caso, speriamo di non aver sbagliato 😛
cheers