Google condannata… sono preoccupato [Google has been convicted… I’m worried]

Thursday, February 25th, 2010 | Author:
The new Google Logo

The new Google Logo

Questa mattina alla radio ho sentito una notizia che mi ha fatto preoccupare davvero: il Tribunale di Milano ha condannato Google (o meglio i suoi dirigenti italiani) per violazione della privacy.

Ma partiamo dall’inizio: vediamo quali sono i fatti che hanno portato a ciò.

I sostituti procuratori Alfredo Robledo e Francesco Cajani hanno portato in giudizio Google perché rea di aver permesso la pubblicazione di un video dove di bullismo scolastico ai danni di un ragazzo down.  La tesi dell’accusa fondamentalmente si può riassumere nel fatto che Google non opera un controllo sui video pubblicati dai suoi utenti per aumentare i suoi guadagni (più video = più utenti = più inserzionisti = più guadagni). I reati contestati erano: violazione della privacy e diffamazione.

Ieri è stato emesso il verdetto: colpevole… ma solo della metà dei reati contestati: è caduto quello di diffamazione ma è stato confermato quello di violazione della privacy.

Naturalmente io non sono un legale e quindi non ho competenze in materia per giudicare se è una sentenza giusta o sbagliata, ma quello che sicuramente mi sento di dire è che la sentenza mi fa paura.

Mi fa paura perché:

  • la pubblicazione dei video da parte di Google è stata (fondamentalmente) equiparata alla pubblicazione di materiale audio/visivo di una qualsiasi emittente televisiva: e questo è non è vero. Non è vero sia per l’utilizzo per cui You Tube (in questo caso) è pensato, ma soprattutto non è vero per le difficoltà tecnologiche oggettive che ci sarebbero nel realizzare un controllo sui filmati secondo la visione dell’accusa.
  • Sarebbe stato possibile portare a processo i reali responsabili dell’atto di bullismo (o almeno chi effettivamente ha pubblicato il video) senza troppi problemi, ma si è scelto di perseguire Google (probabilmente) perché più remunerativo (si vocifera di 330mila euro).

Se questa condanna sarà la prima di una lunga serie (volente o nolente Google ci ricadrà) penso che la cosa migliore che potrà accadere sarà che (almeno in Italia) i governi avranno un modo legale per mettere le manette a Internet.

For people don’t speak Italian 🙂 :

This morning, on the radio, I heard the following news that really made me worry: Google has been convicted by the Milan Court for privacy violation.

The Story: the Crown lawyers Alfredo Robledo and Francis Cajani charged Google for privacy violation and libel: Google published a video where some stupid Italian students beat an handicapped classmate. The Crown lawyers argue that Google don’t make any control on published videos in order to increase its earnings (more videos implies more users implies more earnings).

Yesterday, the Court issued the verdict: guilty… but only privacy violation.

I am not a lawyer and therefore I have no skills to judge whether this verdict is right or wrong, but what I can definitely say is that this verdict scares me.

It scares me because:

  • Google has been considered as any television broadcasting, but You Tube is very different from a standard television broadcasting. It’s different  the goal, it’s different how the final user use it, and it’s different the technology behind it.
  • The Crown lawyers could charge the real guilty people or at least the real person that published the video, we have the technology to find him.

If this verdict is the first of a long series, I think that  Governments (at least in Italy) found a legal way to cut down Internet freedom.

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  1. ur says:

    Imho la cosa è ancora più grave.
    Oltre a mettere in evidenza che l’italiota medio non ha ancora afferrato il senso/finalità/regole della rete, che in italia c’è un continuo bisogno di ricondurre qualunque problema ad una questione di privacy violata e che sostanzialmente la popolazione è costituita da persone che si schierano seguendo motivazioni che rientrano nella categoria “dobbiamo salvare i bambini!/cani!/gatti!/ecc…”, questa vicenda spiega perchè in italia entità come google, youtube, facebook+zynga (sulla cui utilità avrei molto da ridire, ma che dal punto di vista economico è una realtà decisamente rilevante) & co non potranno mai nascere.
    Solo un povero pirla non in grado di immaginare la variabilità del contenuto prodotto dagli utenti (e che anche in questo caso non conosca la rete) o che non si renda conto di dove vive si butterebbe in un’impresa del genere.
    Questa vicenda è grave non solo perchè evidenzia alcune note meccaniche italiote (relative alla macchinosa gestione della legge) e poco rispetto per la libertà individuale, ma anche perchè è il motivo per cui l’italia come nazione non potrà mai trarre alcun beneficio economico dalla rivoluzione dei servizi in corso in rete.
    Parafrasando, col cazzo che qualcuno aprirà la prossima google (spero che un prossimo facebook non ci sia) in italia!

  2. jp says:

    Non capisco il ragionamento che sta alla base della condanna. La scusa del “era online da tempo” mi pare una scemenza abissale, contando che – lo sanno tutti – se togli una cosa da un posto sulla Rete, ecco che rispunta in altri mille posti, spesso incontrollabili. Non parliamo poi di effetto emulazione, ecc…

    Ma anche dare la colpa a Google mi pare una cosa stupida, per via delle policy restrittive sugli upload: quel genere di video era contrario prima di tutto al buonsenso, poi alle stesse norme sui video uploadabili per cui non vedo perchè l’abuso compiuto da degli imbecilli debba costituire un reato per chi subisce quell’abuso (Google stessa, in questo caso).

    Tutta questa storia, alla fine della fiera, mi pare un ottimo modo per cercare di battere cassa da Google, sulla stregua dei celeberrimi 500 milioni di euro chiesti da Mediaset a Google come risarcimento danni per i suoi video su Youtube…

    Ciau!

  3. Eros Pedrini says:

    @Ur: lo sai che con me sfondi una porta aperta quando fai questi ragionamenti… la mia valutazione del “governante” italiano medio (e non solo) non è molto alta

    @JP: yes… concordo: certamente andare a prendere i reali responsabili (per quanto alla portata) avrebbe ottenuto un introito più basso 😉

    Nota conclusiva: notizia di oggi dell’approvazione del “Decreto Romani” che (guarda caso): “recependo la direttiva europea sull’audiovisivo, ha invece equiparato internet alle altre tecnologie [di distribuzione di contenuti audio/visivi].” (cfr. La Repubblica)

    cheers

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